Skip to content Skip to footer
-15%

Introduzione alla critica del testo

25,50

Esposizione sistematica dei principi della critica del testo per filologi e giuristi, edizione italiana a cura di L. Atzeri – P. Mari, pp. LXI, 111

Esaurito

A cura di: , Collana: N. collana: 9 Anno: 2007 Product ID: 5215

Descrizione

H. Kantorowicz, Introduzione alla critica del testo. Esposizione sistematica dei principi della critica del testo per filologi e giuristi, edizione italiana a cura di L. Atzeri e P. Mari , Roma 2007 (Subsidia, 9)

Indice Sommario Presentazione L’autore

Indice Sommario
Prefazione VII
Notizie biografiche XXXIII
La traduzione Glossario LV LVII
Introduzione alla critica del testo di Hermann Kantorowicz Introduzione 1. Ragioni alla base di quest’opera. Il suo rapporto con l’edizione di Gandino 2. Scopo dell’opera è la formulazione di un codice di regole per la critica del testo 1 3 3 6
I. Concetti fondamentali 3. La critica testuale superiore (che qui non verrà trattata) 4. La critica testuale inferiore. Tradizione. Originale. Lezioni vere e lezioni autentiche 5. Pluralità di originali. Stadi testuali 6. Recensio ed emendatio 5. I tre criteri probabilistici 8 8 8 10 12 14
II. Il criterio storico-letterarioII. Il criterio storico-letterario 8. Definizione del criterio e sue sottospecie. Relazione con la critica testuale superiore. Priorità della lezione tramandata 9. Il criterio storico-linguistico 10. Il criterio storico-sostanziale. Le interpolazioni 11. Lo scopo ultimo è, anche nel nostro caso, la ricostruzione dell’originale 12. Preferenza delle lezioni “corrette” da parte della critica prescientifica 16 16 18 19 20 20
III. Il criterio storico della tradizione testuale 13. Definizione del criterio e sue sottospecie 14. Il criterio gerarchico. Distinzione delle mani dei copisti. Influsso dell’epoca del copista 15. Il criterio della derivazione. Gruppi di manoscritti. Lezioni singolari. Stirpi, classi, famiglie. Parentela 16. Albero genealogico e tavola genealogica. Comunanza negli errori. Indice del contenuto dell’opera. Le regole genealogiche o della derivazione 17. La prima regola genealogica. Importanza del grado di parentela. Il pregiudizio fondato sul principio di antichità 18. Conseguenze per la determinazione del grado delle copie 19. Conseguenze per il grado delle copie di copie conservate. Il pregiudizio del numero elevato delle testimonianze. Applicazione sulle rubriche 20. Paragone con i testimoni in un processo 21. La seconda regola genealogica. Importanza del numero dei testimoni 22. La terza regola genealogica. Importanza delle famiglie 23. La quarta regola genealogica. Importanza delle classi 24. La quinta regola genealogica. Importanza delle stirpi 21 21 22 25 26 34 36 37 40 41 42 43 45
IV. Il criterio psicologico 25. Definizione 26. Spiegazione delle divergenze consapevoli. Interpolazioni. progressivo adattamento. Lectio difficilior. Perdite testuali 27. Spiegazione delle divergenze involontarie. Errori di trascrizione e di lettura. Errore nella fascicolazione. Glosse intruse 28. In particolare: il «saut du même au même» 29. Errori riconducibili alla memoria e alla stanchezza. Associazioni. Grafia invertita 47 47 48 52 55 57
V. Risultati e riflessioni 30. Sguardo retrospettivo al sistema 31. Motivi delle difficoltà di applicazione dei criteri, specialmente ai testi medievali 32. Difficoltà di origine storico-linguistica: testi in lingua straniera. Latino barbarico. Compilazioni. Impersonalità 33. Difficoltà di origine storico-sostanziale: il diritto romano nel Medioevo. Testi interpolabili. Le lezioni prive di senso non sono necessariamente non-vere 34. Difficoltà di origine psicologica. Prevalenza delle divergenze consapevoli 35. Difficoltà di origine genealogica. Mancanza di alberi genealogici e di classi 36. Imparentamento. Collazione. Testi contaminati 37. Copie nobilitate. Il caso della Vulgata del Digesto 38. Il ruolo del caso fortuito. Critica testuale sperimentale 39. Induzione in errore a causa di glosse intruse 40. Induzione in errore per l’esistenza di più originali 58 58 62 62 65 68 69 71 73 75 78 79
VI. Alcuni esempi di applicazione dei princìpi al testo di Gandino 41. La Prefazione del «Tractatus de maleficiis» come esempio di piena applicabilità dei princìpi 42. Testo della Prefazione. Analisi critica delle singole lezioni 43. Difficoltà di applicazione dei princìpi all’intero testo 44. Difficoltà insite nell’opera stessa 45. Difficoltà insite nella tradizione dell’opera 46. Conclusioni utili per una nuova edizione 80 80 81 88 88 90 93
Indice dei nomi e delle cose notevoli 97

Presentazione

Si tratta della traduzione e della prima versione italiana di un’opera che costituisce un significativo momento di riflessione e di analisi non solo per la critica testuale dei testi giuridici, ma per la teoria della critica del testo in generale; sotto questo riguardo essa è un capitolo della storia della cultura del Novecento scritta da un giurista e storico tra i più significativi del secolo trascorso. L’Introduzione alla critica testuale di K. è un libro di metodo che, nella sua estrema sintesi, non trascura problemi e difficoltà della prassi editoriale; essa trae origine dalle questioni sorte per l’edizione critica del Tractatus de maleficiis di Alberto di Gandino. Per certi versi, aldilà delle dichiarazioni apparentemente decise e indiscutibili, può essere considerato più propriamente un libro di topica, ossia un testo volto a fondare e costruire una scienza che avanza ragionando per problemi. E’ un lavoro che scaturisce dalle esperienze pratiche dell’autore, il quale di frequente mette in guardia contro i rischi del lavoro editoriale, o suggerisce cautele ed avvertenze per affrontare problemi generalmente di elevata complessità. E’ un libro denso di suggestioni, frutto di uno studioso dalla personalità così articolata e complessa da rendere indefinibile la sua principale propensione intellettuale e culturale: K. è stato, infatti, storico del diritto, filologo, filosofo, logico, studioso e teorico del diritto penale e del diritto processuale. Inoltre, e qui sta una delle ragioni più solide che ne giustificano la traduzione, essa è considerata, per il linguaggio usato e per il suo alto livello critico e teoretico, opera di ardua lettura, la cui conoscenza è meno effettivamente diffusa di quanto si possa ritenere.

La traduzione è preceduta da una Presentazione dell’opera, dalle Notizie biografiche e da un’avvertenza di Traduzione, corredata da un Glossario dei termini filologici tedeschi usati dal Kantorowicz.

L’autore

 

Hermann Ulrich Kantorowicz nacque a Posen (attualmente in Polonia) il 18 novembre 1877 da famiglia ebrea, primo di quattro figli. Tra il 1896 e il 1903 K. studiò scienze giuridiche nelle Università di Berlino, Ginevra e Monaco. A Monaco, K. si dedicò in particolare agli studi di Nationalökonomie, frequentando un seminario di Lujo Brentano, l’esponente principale del movimento di riforma sociale riconducibile alla sinistra liberale. Al suo ritorno a Berlino dopo il soggiorno monacense, K. frequentò i seminari del penalista Franz von Liszt, tra i primi esponenti in Germania degli studi criminologici. Durante i seminari del von Liszt conobbe Gustav Radbruch e nello stesso tempo prese contatti col sociologo Franz Oppenheimer, un rappresentante del “socialismo liberale”. Recatosi in Italia nella primavera del 1904 vi soggiornò per circa due anni, fino all’estate del 1906, rivolgendosi dapprima allo studio di Cino da Pistoia e poi ricercando nelle biblioteche le fonti necessarie a preparare quella che sarà l’edizione critica, pubblicata nel 1907, del Tractatus de maleficiis del giudice medievale Alberto da Gandino, considerato il primo teorico del diritto processuale penale. E proprio a questa esperienza risalgono i primi diretti contatti con le questioni di metodo filologico. K. fece parte del cd. “movimento per il diritto libero”, il cui manifesto La lotta per la scienza del diritto, pubblicato a Heidelberg nel 1906 sotto lo pseudonimo di Gneus Flavius, venne scritto, durante il suo soggiorno italiano, proprio dallo stesso K. Ai primi anni del Novecento risalgono dapprima la decisione di K. di abbandonare la religione ebraica e poi nel 1905 la sua conversione a quella protestante. Nel 1908 conseguì l’abilitazione all’insegnamento di Diritto penale, Storia della scienza giuridica e Filosofia del diritto presso l’università di Freiburg im Breisgau. La sua carriera procedette però con una certa lentezza e non senza difficoltà: solo nel 1928 K. conseguì la nomina a professore ordinario, succedendo al Radbruch nella cattedra di diritto penale dell’Università di Kiel. La sua produzione scientifica si era intanto arricchita anche di un’altra edizione critica: quella del De claris iurisconsultis del Diplovatazio, realizzata assieme a Fritz Schulz nel 1919. L’esperienza acquisita con questo lavoro, unitamente a quella già maturata con l’edizione del Gandino, lo indussero ad offrirne i risultati in uno scritto sistematico: appunto la Introduzione alla critica del testo per filologi e giuristi, pubblicata nel 1921. Nel 1933, a seguito dell’avvento al potere del partito nazionalsocialista, K. fu costretto, a lasciare dapprima il suo posto all’Università, poi la stessa Germania, emigrando in Inghilterra e, di lì, negli Stati Uniti, dove alcuni anni prima (nel 1927) aveva già tenuto alcune lezioni. Nel giugno 1934 K. tornò definitivamente in Inghilterra, per insegnare presso la Londoner School of Economics. Dal 1935 in poi si dedicò completamente -con poche eccezioni- agli studi medievistici. Negli ultimi anni della sua vita lavorò, in collaborazione con Francis de Zulueta, al progetto di una Oxford History of the Legal Science, un’opera innovativa dal taglio comparatistico, che sarebbe dovuta essere articolata in tre volumi. A questo stesso periodo risale uno dei lasciti più fecondi della sua operosissima vita, vale a dire quegli Studies in the Glossators of the Roman Law (pubblicati con la collaborazione di W. W. Buckland, Cambridge, 1938), che dovevano mettere in discussione alcuni dei risultati cui era pervenuta la pratica editoriale dei testi giuridici medievali di matrice ottocentesca; gli Studies sono stati definiti dal de Zulueta «il libro più importante nel suo campo dopo la Geschichte del Savigny». Hermann Kantorowicz morì a Cambridge il 12 febbraio 1940.

Informazioni aggiuntive

Peso 0,35 kg