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Itineranza Pontificia. La mobilità della Curia papale nel Lazio (secoli XII-XIII)

38,25

a cura di S. Carocci, pp. 340

Esaurito

Collana: N. collana: 61 Anno: 2003 Product ID: 5120

Descrizione

Itineranza
Pontificia. La mobilità della Curia papale nel Lazio (secoli XII-XIII)

Indice
Sommario
Presentazione
Il
curatore

Indice
Sommario
Girolamo
Arnaldi, Introduzione
V
PARTE I
– LA CURIA
Agostino
Paravicini Bagliani, La mobilità della corte papale nel secolo XIII
3
PARTE II – IL TERRITORIO
Sandro
Carocci, Mobilità papale e territorio: problemi di metodo e di interpretazione
81
Tommaso
di Carpegna Falconieri – Fabio Bovalino, «Commovetur sequenti die
curia tota». L’impatto dell’itineranza papale sull’organizzazione
ecclesiastica e sulla vita religiosa
101
Maria Teresa
Caciorgna, Itineranza pontificia e ceti dirigenti locali
177
Anna Maria
Voci, I palazzi papali del Lazio
211
Roberto
Tollo, Le conseguenze artistiche e monumentali
251
Gioacchino
Giammaria, La presenza in Anagni del papato itinerante
279
Sara Menzinger,
Viterbo «città papale»: motivazioni e conseguenze della
presenza pontificia a Viterbo nel XIII secolo
307

Presentazione

(dall’Introduzione
di G. Arnaldi)

La relazione sulla “mobilità” della Curia romana nel Duecento,
tenuta nel novembre 1985 a Perugia da Agostino Paravicini Bagliani nel quadro
di un convegno indetto dalla Deputazione di storia patria per l’Umbria, destò
almeno in chi scrive, e -credo di poterlo dire- anche nel resto dei presenti,
una grande impressione, soprattutto perché l’entità di un fenomeno
già variamente noto veniva per la prima volta quantificata (una svolta
che, ancora per il secolo XIII, è possibile compiere solo di rado), producendo
nella conoscenza del fenomeno stesso un vero e proprio salto qualitativo. Ormai
eravamo in grado di sapere quanti anni, mesi e giorni un papa era stato fuori
di Roma e quali conseguenze questi spostamenti avevano sulla vita e il funzionamento
della Curia, o della parte de-gli uffici di essa che gli andavano dietro. Poiché
infatti quei periodi di “vacanza”, se si può ancora chiamarli così,
erano spesso molto lunghi, era infatti inevitabile che essi finissero col risolversi
in vacanze per modo di dire, rendendo così indispensabile che il papa
disponesse, anche se fuori sede, del personale e, in genere, dell’occorrente
necessario per consentirgli di adempiere ai compiti istitu-zionali della “monarchia
papale”, che in quel secolo si andavano oltretutto facendo di giorno in
giorno sempre più gravosi.
Il secolo XIII fu anche quello che vide, se non proprio, come sostengono alcuni,
la nascita del primo Stato della Chiesa, certamente la ristrutturazione e la
dilatazione del “dominio temporale” di essa, formatosi già
quattro secoli e mezzo prima. A tale processo in atto dal pontificato di Inno-cenzo
III, che, comportando un più diretto ed efficace controllo del territorio
del Patrimonio di s. Pietro, rendeva opportuna la saltuaria presenza del sovrano
pontefice ora nell’una, ora nell’altra provincia di questo, nonché alle
sempre più frequenti riacutizzazioni delle tensioni e lotte politiche
in Roma città, si tendeva una volta ad ascrivere le singole manifestazioni
del suaccennato fenome-no della “mobilità della corte papale”.
Ma proprio il fatto di avere studiato il fenomeno nella lunga durata ha persuaso
Paravicini Bagliani che la sua ripetitività e la sua entità, in
termini di durata delle assenze dei papi da Roma, abbisognavano di una spiegazione
unitaria che lo giustificasse, spiega-zione, questa, che egli ha indicato in
ragioni di natura fondamentalmente igienico-sanitaria, cui è sempre possibile
accompagnare, caso per caso, i motivi di controllo territoriale e di incompatibilità
ambientale che venivano fin qui addotti.
Nel titolo della relazione perugina di Paravicini Bagliani sulla mobilità
papale e curiale nel Duecento si fa riferimento anche ai “riflessi locali”
che questa non poté mancare di produrre. Ma, nell’economia dello scritto,
basato prevalentemente su documentazione curiale, questa parte ha uno sviluppo
necessariamente minore. Da qui è nata l’idea di creare una piccola, ma
scelta équipe di giovani studiosi, che, sotto la guida di Sandro Carocci,
desse a questo aspetto non trascurabile del problema uno sviluppo più
adeguato al rilievo che ha. Era oltretutto un’occasione per riproporre, con
gli opportuni aggiornamenti, la relazioni pioneristica di Paravicini Bagliani.

Il curatore

Sandro
Carocci (Roma, 1956), già docente delle Università di Roma “La
Sapienza” e di Trieste, è professore di “Storia medievale”
alla Università di Roma “Tor Vergata”. Oltre a numerosi articoli,
ha pubblicato: Tivoli nel basso medioevo. Società cittadina ed economia
agraria, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo, 1988; Baroni di Roma.
Dominazioni signorili e lignaggi aristocratici nel Duecento e nel primo Trecento,
Roma 1993, pp. 496 (Collection de l’Ecole française de Rome, 181); Il
nepotismo nel medioevo. Papi, cardinali, famiglie nobili, Roma, Viella , 1999.