Descrizione
La Chronica de origine civitatis Florentiae è la prima opera storiografica organica prodotta in ambiente fiorentino. Riccardo Chellini presenta una nuova edizione critica del testo latino, dopo aver riconosciuto un nuovo testimone manoscritto conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana e averlo collazionato con i due testimoni già noti, fra cui il testo copiato dal giovane Boccaccio nello Zibaldone laurenziano. L’edizione è accompagnata da un commento analitico e da uno studio che inquadra le fonti, la destinazione, la datazione e l’ambiente di elaborazione. L’opera fu composta in lingua latina entro il primo trentennio del XIII secolo. Le sue principali fonti furono un fabularius medievale perduto, il De Catilinae coniuratione di Sallustio e l’Historia romana di Paolo Diacono. La figura di Totila sembra ispirata da alcuni testi agiografici di produzione toscana. Notevole per l’epoca è l’interesse dell’autore per la ricostruzione della topografia antica di Florentia in età romana e paleocristinana. Il testo a noi pervenuto fu scritto per soddisfare le esigenze di una scuola e gli interessi dell’anonimo autore riconducono alla cerchia del vescovo Giovanni da Velletri. L’importanza della Chronica travalica l’ambito municipale, sia per il forte senso dell’origine romana di Florentia, sia per l’elaborazione di eziologie mitiche e paretimologiche di altre città toscane, come Fiesole, Lucca, Pisa, Pistoia e Siena, sia soprattutto per la sua grande fortuna. Il testo fu infatti usata da Sanzanome, Brunetto Latini, Dante Alighieri e Giovanni Villani. Si può anzi dire che le cognizioni di Dante sulla storia antica di Firenze si riducano assenzialmente a questo testo, che perciò assume un peso non trascurabile per lo studio dell’immagine che il poeta ebbe del passato remoto di Firenze.