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L’Istituto storico italiano occupa oggi alcuni ambienti dell’Oratorio dei Filippini con accesso da piazza dell’Orologio 4.
Gli ambienti si articolano al piano mezzanino e al piano nobile lungo il fianco su via dei Filippini fino a piazza dell’Orologio; interessano parte del Cortile degli agrumi e si affacciano sul fianco della Sacrestia e sul Cortile nobile.

In occasione dell’apertura dell’accesso su Piazza dell’Orologio il vano scala che Borromini aveva collocato a partire dal piano nobile per raggiungere i piani superiori, fu prolungato fino al piano terra e sulla strada.

Le Stanze del mezzanino, che per prime si incontrano entrando in Istituto, altro non sono che le camere di servizio delle botteghe su Piazza dell’Orologio (collegate con esse da una piccola scala interna eliminata nelle trasformazioni successive) e rappresentano, insieme alla Torre dell’Orologio, l’ultimo intervento di Borromini (A).

Il grande Corridoio di ingresso o Loggiato al piano nobile, con affaccio sul giardino di agrumi, è l’ala del convento realizzata dopo il 1652, su progetto borrominiano, dall’architetto Camillo Arcucci. Questa parte del convento congiungeva la Torre dell’Orologio, ultimata da Borromini, allo scalone di ingresso del cortile nobile iniziato ma non finito all’epoca borrominiana. Le otto campate del loggiato, più il corridoio sul fianco della Sacrestia e le tre campate del Cortile Nobile rappresentavano la lunghezza complessiva di questo ambiente, oggi frazionata in tre parti (B).

La Loggia coperta fungeva da collegamento alle camere dei Padri Filippini. Borromini l’aveva prevista in un primo momento aperta, ma già durante il cantiere, nell’ala verso la chiesa, è costretto a chiudere per il vento e il freddo le aperture, pur conservando le vetrate sopra gli archi e le porte finestre sulle piccole logge per far entrare la luce.

Le Stanze che affacciano sul cortile, con giardino da un lato e Sacrestia dall’altro, vengono costruite nel 1871 quando l’allora Ministero dei Lavori pubblici, di Grazia e Giustizia e della Pubblica Istruzione decide di trasferirsi all’Oratorio dei Filippini e ne occupa una parte consistente, al piano terra e parte al piano nobile. L’esigenza di avere una Sala delle udienze fa pensare, in un primo momento, all’utilizzo della Sacrestia, proposito poi abbandonato a favore della costruzione di nuovi ambienti all’interno del cortile con giardino. I nuovi ambienti vengono realizzati a ridosso delle stanze di servizio della Sacrestia, chiudendo tre campate della Loggia al piano nobile e realizzando un prospetto verso il giardino, in totale mimesi con i loggiati borrominiani sugli altri lati. Risalgono a questa epoca la sistemazione della Sala delle conferenze, adibita allora a Sala delle udienze.

Questi lavori rappresentano la trasformazione più consistente e più “invasiva” di questa parte del convento con la chiusura delle ultime tre campate meridionali del giardino. Viene drasticamente interrotta la sequenza delle logge e il loro rapporto con la dimensione del Cortile che è così descritto dallo stesso Borromini: “…il secondo Cortile circondato di sopra da stanze de i Padri, dovrà servire per Giardino con quel numero di fontane, che più piacerà, e con quei compartimenti che si stimerà convenire. Questo è circondato da tre logge simili di disegno, ed architettura a quella del primo Cortile, cioè da due per lungo di otto archi l’una, ed una in testa di cinque archi, e servendo la lunghezza del primo Cortile per larghezza del secondo, nel quarto lato sono tre camere per longo della Sacrestia», e ancora: «…Non v’è cosa in questa Fabrica, della quale io resti maggiormente sodisfatto, che dell’avere con un’ordine solo de’ pilastri abbracciate tutte due le logge, che sebbene fu inventato tal modo da Michel’Angelo nel Palazzo di Campidoglio, tuttavia non è stato pratticato da alcuno, e veramente con manco cose, e senza tanti pilastri, e pilastretti, e moltiplicar di basi, capitelli e cornici, riesce maggiormente maestoso, parendo li pilastri fra gl’archi tanti Giganti, che si alzino a sostenere il cornicione, che cinge li cortili, quali avendo sopra il finimento del parapetto della loggia scoperta con le piante d’agrumi, che si vedono sorgere sopra li pilastri, rendono vaghissima vista, e sebbene l’ornato pare, che ecceda la prescritta modestia de i Padri, a segno che ne fui ripreso più d’una volta, nondimeno, se si considerano distintamente le parti di esso, si troverà, che il piacimento nasce più dal disegno riuscito vago, che dalla materia, o dall’ornato, essendomi contentato di fare li capitelli con cinque semplici foglie liscie senza intagli, senza volute, e senza veruna ricchezza di lavoro…“.

Il corridoio che unisce questi ambienti alle due piccole stanze finali verso il cortile nobile era in origine il passaggio, aperto verso il giardino, che congiungeva trasversalmente le due ali del convento, quando ancora la grande scala non era stata costruita. Oggi appare chiuso e occupato da diversi ambienti di servizio e il collegamento tra i due loggiati è stato obliterato.

Le due piccole stanze che si affacciano sul cortile nobile altro non sono che i piccoli Camerini a servizio della Sacrestia realizzati da Paolo Maruscelli, che Borromini, realizzando due grandi nicchie di raccordo con i loggiati laterali, include nel disegno del cortile inserendoli nel nuovo prospetto, come se si girasse nel Cortile a uso di Teatro addosso la Sacrestia.